Dall’8 al 23 luglio 2023 la Galleria Arti<>sta di Monza ha ospitato la mostra Scatti d’Artista”
“Carla Colombo Sala cattura con l’obiettivo momenti di vita vissuta, dettagli di emozioni affettive tramutate più intensamente su tela nei dipinti ad olio.
Il mare d’Irlanda che anela a cose più lontane, più abissali, dove le profonde lontananze di luce dischiudono orizzonti di là dall’orizzonte. Gli alberi del Parco di Monza sono il risultato di una esplorazione profonda della natura, di un accordo perfetto tra ombre, riflessi, colori e silenzi, ai confini della poesia.
Carla ritiene che ogni eccesso di libertà stilistica possa produrre risultati meno spettacolari dei misteri da ricercare e possa ledere il miracolo, così si ferma a “guardare” la natura, come un’invitata privilegiata ad un convivio elitario e segreto.”
a cura di Rosella Fusi
Hamilton al curvone di Biassono
Il dipinto è stato premiato come primo classificato con la seguente motivazione della giuria: “L’opera si connota per il taglio fotografico scelto dall’autore, capace di fissare e immortalare sulla tela l’attimo fuggente. La piena attinenza al tema, l’uso sapiente delle linee prospettiche a costruire la scena, ove a prevalere è il dinamismo, e il gioco dei colori accesissimi sulla tavola monocromatica, sottolineano la capacità dell’autore di fondere buona esecuzione e ricerca emozionale. Ingegnoso poi è l’esperimento che vuole che l’occhio dello spettatore sia lo stesso della telecamera posta sull’auto da corsa. C’è dunque nell’opera l’illusione dell’immediatezza e insieme l’evocazione dello sguardo rivolto al futuro, a raccontare nel contempo quello che c’è e quello che ancora non c’è, ma che potrebbe essere. Correndo veloci verso l’infinito.”
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Da venerdì 31 agosto a domenica 9 settembre 2018, si è tenuta la mostra personale “RIFLESSI” presso il PUNTO ARTE di Monza, via Bergamo 2c con il patrocinio del Comune di Monza, nell’ambito del programma degli eventi in occasione del Gran Premio di F1 2018.
Attraverso il disegnare e il dipingere conosco in profondità e faccio mio ciò che vedo.
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Dal 24 settembre al 7 ottobre 2014, si è tenuta la mostra personale presso lo Studio d’Arte “Il Giardinetto” di Montecatini Terme
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Carla Colombo, nata a Varedo il 29 luglio 1950, si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1975.
Per chi la conosce è un’adolescente fragile e incantata che la vita ha vestito con l’abito della donna generosa e razionale.
Dell`adolescenza conserva lo stupore, la ricerca irrazionale dell’assoluto e l’atteggiamento di chi non smette di farsi domande negandosi ogni risposta definitiva. Se l’arte è un attingere all’infinito, la sua pittura è per lei la ricerca della bellezza e, forse, della giustificazione del dolore del mondo.
Non appena si diploma al Liceo Artistico delle Orsoline del Sacro Cuore di via Lanzone a Milano, ritagliandosi del tempo nell’attività di arredatrice nell`azienda paterna, produce lavori personali, figurativi, astratti, impressionisti, evanescenti nei colori quest’ultimi sulla scia di Paul Klee e Piet Mondrian. Affina con lo studio, la tenacia e la pratica, la sua tecnica operativa riaffermando il suo talento, l’innata vocazione per il disegno e la sua versatilità.
In seguito, il matrimonio, le maternità e l’insegnamento di discipline pittoriche fagocitano la sua creatività.
Soprattutto in quest’ultima attività, però, Carla ha la possibilità di esprimere il suo talento, alimentando e guidando i lavori artistici degli alunni, trasferendo in essi la sua carica passionale, nutrendo e nutrendosi di questa.
Passione di cui, libera infine da impegni, decide di riappropriarsi totalmente e di farne la guida e la luce delle sue continue emozioni.
Si dirige, immergendosi con l’ardore e tutta la forza dell’umiltà di chi non crede di sapere ma vuole sempre apprendere, allo studio del vero nelle nature morte di Fede Galizia e di Baschenis, nella natura di Manet, Monet e Cezanne.
Il suo tratto è efficace nel disegno essenziale, nella leggerezza dell’acquarello, nella complessità della scenografia, nella lineare e articolata costruzione dell’ambiente e nella pittura ad olio su tela, dove l’immaginazione, l’armonia dei volumi e dei colori, il nitore della luce evocano sensazioni che appartengono all’esperienza della vita e, nella vita, dell’arte.
Il trasferimento di una delle sue figlie in Irlanda la porta a trascorrere alcuni lunghi periodi in quel Paese e qui Carla penetra nell’ambiente, quasi cibandosene, al fine di riviverlo al ritorno e percepire quasi fisicamente, con il mare del sud dell’Irlanda, la costa, i cieli e le nuvole sempre in movimento, la presenza della figlia, nutrendosi di un volo silenzioso, solitario e costante, fino a lei.
Il mare d’Irlanda appare, nei quadri di Carla, di una calma trasognata, eppure percepisci che esso copre, ingannevole, un’inquietudine. È un mare che si fa simbolo del senza/confine, che anela a cose più lontane, più abissali, dove le profonde lontananze di luce dischiudono orizzonti di là dell’orizzonte.
È la ricerca degli spazi senza meta dove il tempo non conosce altra segnalazione se non quella offerta dalla luce e dal buio.
Ritrovi infine il ritorno della stessa onda sulla stessa riva, vera scansione del tempo.
Nei quadri di Carla, i cieli, gonfi di nuvole spostate senza sosta dai venti del nord, hanno una notazione di gioia e appartengono ad un’atmosfera nettamente incantata che nasce ancora dalla visione dell’immenso privo di confini.
È la ricerca di Carla di un assoluto che può o che deve essere.
Ma anche atmosfera di attesa, di commozione, di desiderio di lacrime di fronte ai segreti cercati.
Questa è la religione di Carla: ricerca necessaria, doverosa e obbediente, e, nello stesso tempo, appagante ed esaltante.
Ciò spiega l’oggettività della sua pittura: Carla ritiene che ogni eccesso di libertà stilistica possa produrre risultati meno spettacolari dei misteri da ricercare e possa ledere il miracolo, così si ferma a “guardare” la natura, come un’invitata privilegiata ad un convito elitario e segreto.
Carla ritorna quindi alla natura morta, e qui la ricerca non è solo spirituale e poetica, ma soprattutto materiale e tecnica, quella della migliore inquadratura e del miglior angolo luminoso, della precisione realistica, dove cessa l’esperienza soggettiva per dare spazio a tecniche fotografiche. É la sfida del disegno, sua profonda passione iniziale, con la punta del pennello ultrafine che prevale rispetto alla forza del colore.
Gli alberi del Parco di Monza sono il frutto di un processo inverso nelle intenzioni: un “pezzo” di Brianza in omaggio alla figlia irlandese.
Sono il risultato di una esplorazione profonda della natura, di un accordo perfetto tra ombre, riflessi, colori e silenzi, ai confini della poesia concentrata tutta nell’intricato fogliame.
Anche qui, come di fronte all’azzurro che domina il mondo, quello del cielo e dell’acqua, divisi appena da una lieve linea dell’orizzonte, fermi nel tempo e nello spazio, anche qui il soggetto – alberi appare nella sua eternità, come entità di fronte al quale fermarsi e pregare.
La facciata del Duomo di Monza, che presto sarà celata in occasione dei prossimi lavori di restauro, è l’immagine di riferimento e lo sfondo dei ricordi di tutta una vita. Da qui l’ispirazione per la realizzazione di una serie di studi di particolari prospettici catturati in istantanee che raccontano la ricerca del vero anche nell’immortalare lo scorrere del tempo e la fragilità della materia.
Patrizia Altieri
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